Kit in collaborazione con grandi brand di lusso, rivisitazioni di maglie da calcio retro, stampe di opere d’arte e chi più ne ha più ne metta. I Reds ci hanno regalato tanti classici nel corso della loro storia, ponendoci davanti al proverbiale imbarazzo della scelta per individuare un kit particolarmente rappresentativo. Il kit è disseminato di riferimenti storici alla leggendaria carriera del pilota brasiliano – come le 41 linee dorate che ricordano il numero di vittorie di Senna in Formula Uno – e il contrasto oro-nero si deve alla livrea della Lotus guidata nel 1985. L’effetto è grandioso, e dà immediatamente un’idea di eleganza. Nel 1985 l’Autodelta fu liquidata e dall’anno successivo le gare tornarono a essere gestite dalla storica sezione corse della casa del Biscione. Nel 1963, per volere di Giuseppe Luraghi e grazie all’impegno di Carlo Chiti, nacque invece l’Autodelta, che l’anno successivo si tramutò nella sezione corse della casa del Biscione. Progettata da Vittorio Jano, è considerata una delle migliori auto da competizione mai costruite grazie ai numerosi allori conquistati soprattutto da Tazio Nuvolari.
Nel complesso la vettura Alfa Romeo da competizione più vittoriosa di questo periodo fu la P3 (anche conosciuta come «Tipo B»). Il successo nelle gare arrivò però nel 1913 grazie a una versione da competizione della 40-60 HP. Fino agli anni cinquanta gli autobus ed i filobus Alfa Romeo erano ottenuti dagli autocarri grazie al prolungamento e all’abbassamento del telaio. All’inizio degli anni venti la divisione aziendale dell’Alfa Romeo che si occupava di materiale rotabile realizzava un cospicuo utile a fronte della perdita del comparto automobilistico. L’inizio degli anni cinquanta fu caratterizzato dalle due vittorie al Mondiale di Formula 1. L’Alfa Romeo conquistò infatti le prime due edizioni di questo campionato aggiudicandosi il titolo nelle stagioni 1950 e 1951 grazie, rispettivamente, a Nino Farina a bordo di una 158 (soprannominata «Alfetta» per le dimensioni contenute). Anagrafe degli amministratori locali e regionali. I camion Alfa Romeo più celebri, che vennero prodotti dagli anni quaranta agli anni sessanta, furono il 430, l’800 ed il Mille.
Mille Miglia dal 1928 al 1938 a eccezione di quella del 1931, maglie da calcio personalizzate che fu appannaggio della Mercedes-Benz. Nel 1938 un monoscafo tipo Passarin motorizzato da un propulsore Alfa Romeo da 12 cilindri e 4,5 L si aggiudicò i concorsi internazionali di Ginevra, di Venezia, di Monaco di Baviera e dell’idroscalo di Milano. Tale propulsore è stato poi montato sull’elicottero NHI NH90. Dopo questo propulsore seguì la produzione di altri motori aeronautici realizzati su licenza. Grazie agli stabilimenti acquisiti la società capitanata da Nicola Romeo, che nel frattempo aveva cambiato nome in Alfa Romeo, iniziò la produzione di questo tipo di manufatti. Grazie alla loro diffusione nelle colonie italiane durante gli anni trenta in Etiopia, ancora nel XXI secolo, il termine romeo indica genericamente l’»autocarro». I propulsori aeronautici dell’Alfa Romeo, grazie soprattutto all’uso su un numero ragguardevole di aeroplani della Regia Aeronautica, contribuirono a scrivere pagine importanti della storia dell’aviazione italiana. A volte vennero montati dei propulsori automobilistici, mentre in altre occasioni su questi ultimi vennero effettuate delle modifiche per renderli adatti allo scopo.
Gli ultimi veicoli commerciali leggeri realizzati dall’Alfa Romeo furono l’AR6 e l’AR8. Il primo autocarro realizzato dall’Alfa Romeo, che venne prodotto nel 1914, fu ottenuto modificando una 24 HP. Il modello vinse la Parma-Poggio di Berceto classificandosi primo nella propria classe e secondo nella graduatoria assoluta. Ⓤ: Pogba è il modello. Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale videro la conquista di tre titoli mondiali di motonautica. Nel 1925, con l’uscita di scena di Nicola Romeo, i tre stabilimenti che si occupavano di materiale rotabile furono venduti, ponendo fine a questo tipo di produzione. La casa del Biscione aveva inoltre una propria linea di sviluppo e di produzione di eliche, sia a passo fisso sia a passo variabile, che erano realizzate in duralluminio. Le origini della produzione di materiale rotabile sono collegate all’acquisizione dell’ALFA da parte di Nicola Romeo. In un magazzino a ridosso dell’abitazione, infatti, i carabinieri della compagnia magliese si sono trovati davanti a qualcosa di cui probabilmente sospettavano l’esistenza, ma non l’entità: una maxi coltivazione di marijuana, con 143 piante alte circa un metro e una sessantina di altri arbusti in vasetti.
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