Foto di ronaldo con la maglietta del real madrid

Sarà dedicato a giovanissimi calciatori, in particolare quelli tra i 7 e i 15 anni, il camp estivo che sarà tenuto a Perugia da alcuni membri dello staff del Real Madrid, fresco conquistatore della sua ennesima finale di Champions League. Il 12 maggio 2004, a 12 anni, Carvajal venne scelto per rappresentare le giovanili alla posa della prima pietra del nuovo centro sportivo del Real a Valdebebas: fu lui, con un caschetto biondo, ad accompagnare Don Alfredo durante la cerimonia. Alfredo Di Stefano, nel riassumere cosa significava giocare nel Real Madrid e che responsabilità ne veniva, diceva: “Per meritarsi questo stemma, prima bisogna sudare la maglietta”. Da quel momento per Di Maria iniziò un’imprevedibile ascesa che lo ha portato a giocare nel Real Madrid delle stelle e a disputare un mondiale 2014 da assoluto protagonista, reinventato dal commissario tecnico Alejandro Panchorra Sabella come centrocampista centrale. Terminato il mondiale, Di Maria è stato sostanzialmente sacrificato dal Real sull’altare del nuovo idolo James Rodriguez e ceduto al Manchester United, nonostante abbia appena stabilito il record di 17 assistenze in una stagione. Nonostante la vittoria, gli argentini furono eliminati dal torneo. Nonostante fossero gli anni d’oro del Grande Real, quello dei galacticos ante litteram, di una squadra strepitosa che riuscì a vincere cinque Coppe dei Campioni consecutive, c’era un senso di umiltà profondo nell’identità merengue, ben espresso dalle parole del più grande giocatore della storia del Real Madrid.

All’inizio della stagione 2009-2010 Raúl ha strappato a Manolo Sanchís due prestigiosi record, aggiungendoli ai numerosi già in suo possesso: il 23 settembre 2009, nella partita contro il Villarreal, ha raggiunto le 524 presenze nella Liga, diventando il giocatore con più presenze nella massima divisione spagnola con la camiseta blanca. La IFFHS lo ha classificato come «31º miglior giocatore sudamericano del XX secolo», il «19º miglior attaccante sudamericano del 20º secolo» e «3º miglior attaccante sudamericano degli anni ’90» (salendo sul podio con i brasiliani Ronaldo e Romário). Dopo aver risolto all’ultimo respiro la partita degli ottavi di finale contro la Svizzera, el Fideo ha subìto un infortunio muscolare che ha privato la squadra del suo unico creatore di gioco in mezzo al campo. Il 2 settembre scorso el Fideo ha affrontato la Germania in un’ironica “rivincita” amichevole di quella finale mondiale che è stato costretto a guardare da bordocampo. Tre secoli dopo, all’ultima giornata del torneo di apertura 2005, el Fideo esordiva all’età di 17 anni nella squadra della sua città, il Rosario Central, allenato da quel Ángel Tulio el Viejo Zof che diciotto anni prima aveva fatto esordire anche el Flaco Chamot. Le sei reti con cui termina la competizione valgono a Rodriguez la vittoria della scarpa d’oro del Mondiale e l’inserimento nella formazione ideale FIFA-Castrol del torneo.

Per un solo gol di differenza reti. Quelli che mostreranno le qualità migliori si qualificheranno per il provino finale e si confronteranno con altri ragazzi selezionati in tutta Europa: ovviamente il sogno, per tutti, è quello di poter volare a Madrid una volta scelti. Con il tecnico francese alle redini della squadra, il ruolino di marcia delle merengues è ragguardevole: nel girone di ritorno il Real Madrid totalizza 16 vittorie, 2 pareggi e una sola sconfitta, rimediata nel derby al Bernabéu. Carvajal è nato a 11 chilometri da Madrid, a Leganés, nel 1992, e i racconti della sua infanzia lo descrivono in un modo piuttosto comune: con il pensiero fisso del calcio, tanto da presentarsi a scuola mezz’ora prima delle lezioni per poter giocare con alcuni amici. La storia di Carvajal è in qualche modo l’essenza del madridismo storico, quello di “Selvaggi e sentimentali” di Javier Marías, quello della maglia sudata di Di Stefano: superare i propri limiti per uno stemma che è qualcosa di più grande di un fatturato, e raggiungere la nobiltà solo attraverso le proprie prestazioni in campo. Si può dire, quindi, che Carvajal abbia costruito la Casa Blanca dalle fondamenta, ma che per tornarci ha dovuto affrontare scelte difficili, e provare il suo valore da lontano: perché scalare il settore giovanile del Real Madrid, uno dei più competitivi al mondo, in cui il livello di pressione è altissimo anche da bambini, non è sufficiente per giocare in prima squadra.

Vieri gioca anche gli ottavi di finale contro i padroni di casa Corea del Sud, dove segna il gol del vantaggio per la nazionale italiana. Il suo tecnico di allora (giocava nel Lemans) però lo definisce come un bambino già estremamente competitivo (anche troppo, uno che non accettava le sconfitte) e con un forte senso del posizionamento: caratteristiche che gli rimarranno attaccate sulla pelle, terza maglia real madrid come l’affetto per la sua città d’origine. Questo senso di umiltà si è andato lentamente nascondendo, fino al fallimento della politica “Zidanes y Pavones” (cioè campioni affermati e giocatori delle giovanili), quando Florentino Pérez ha capito che per i giocatori della cantera non poteva esserci spazio in una grande squadra globale: il Real Madrid ha semplicemente bisogno dei migliori giocatori al mondo in ogni ruolo. Allo stesso modo, però, questo senso di appartenenza sembra poter ritornare in superficie, proprio come ritornano alla Casa Blanca i giovani mandati a fare esperienza in tutta Europa. Il giorno della sua prima comunione gli regalano la maglia del Real edizione Centenario e gli dicono che proprio la Casa Blanca lo ha invitato a un provino: 4 partite da giocare in un mese.

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